Era il 13 gennaio del 1998 quando Alfredo Ormando, poeta, siciliano e gay, si diede fuoco a Piazza San Pietro per denunciare l’omofobia delle gerarchie vaticane.
Alfredo Ormando
Ormando nasce a San Cataldo, cittadina di 20.000 abitanti, il 15 Dicembre del 1958, in una famiglia numerosa, come erano ancora le famiglie negli anni ’50. Omosessuale e cattolico Alfredo appena può se ne va da casa, resta due anni in un seminario francescano, come novizio.
Poi lo studio, l’amata scrittura, le difficoltà ad essere pubblicato, il pubblico ludibrio che non lo abbandona mai.
Alfredo sente la profonda ingiustizia della società italiana e cattolica, nei confronti di se stesso e di tutte le persone come lui.
Il suicidio
Inizia a coltivare l’idea del suicidio come gesto estremo di protesta.
Mi rendo conto che il suicidio è una forma di ribellione a Dio, ma non riesco più a vivere, in verità sono già morto, il suicidio è la parte finale di una morte civile e psichica scriveva ad un amico mentre pensava al suo gesto di ribellione.
Di ribellione, sì.
Non il gesto di un debole o di un disperato, come si è scritto, anche in buona fede.
Piuttosto il gesto profondo di chi, per coerenza, non può rimanere in silenzio dinanzi i soprusi cui assiste e vive sulla prova pelle come commenterà Delia Vaccarello, in un bellissimo articolo per l’Unità, nel 2004.
Le sue parole
Penseranno che sia un pazzo perché ho deciso Piazza San Pietro per darmi fuoco, mentre potevo farlo anche a Palermo.
Così scrive al fratello1.
Spero che capiranno il messaggio che voglio dare: è una forma di protesta contro la Chiesa, che demonizza l’omosessualità, demonizzando nel contempo la natura, perché l’omosessualità è sua figlia.
Alfredo Ormando muore 10 giorni dopo essersi dato fuoco, in seguito alle ustioni di terzo grado che ha su oltre il 90% del corpo, nell’ospedale Sant’Eugenio.
La Giornata mondiale del dialogo fra religione e omosessualità.
L’anno dopo la sua morte Arcigay roma organizza una giornata di commemorazione intitolandola Giornata internazionale contro la discriminazione antiomosessuale su base religiosa.
La giornata cambierà denominazione qualche anno dopo, diventando la meno aggressiva Giornata mondiale del dialogo fra religione e omosessualità con tanto di sito dedicato, che non viene più aggiornato da diversi anni.
La memoria va sempre coltivata, sempre.
D’altronde da soli e da sole poco si può, se la volontà c’è solamente da una parte il dialogo si trasforma in un in un triste monologo.
In questi tempi di crisi e di Covid anche Gaynet Roma vuole celebrare la memoria di Alfredo e l’olocausto che ci ha donato, nella speranza che un giorno non risulti vano.
In quanto al dialogo…