Esperienze tra i generi è Il talk online per ascoltare i racconti delle identità trans e non binarie dedicato al #TDOR2020. E’ ispirato al salotto erotico, l’incontro mensile dell’associazione NUDI, Nessuno Uguale Diversi Insieme (Associazione di psicologi per il benessere LGBTI) promosso in collaborazione con Gaynet Roma. Per l’occasione, si trasforma in un talk online in attesa di poterci nuovamente incontrare in presenza.
Racconteranno la loro storia Noemi Semeraro, William H.Ribera, Giorgia della Valle e Andrea Turchetta.
Introduce Rosario Coco (Gaynet Roma)
Coordinano le psicologhe di NUDI Antonella Palmitesta e Debora Peruzzi
Ospiti Miki Formisano (Presidente Cest) e Fiore di Franco (Fuori dai Binari)
Aspettiamo le vostre domande e i vostri commenti in diretta!
L’iniziativa è promossa dall’associazione NUDI in collaborazione con Gaynet Roma e con il sostegno di Mondrian Suite.
Lo scorso marzo 2020 è stato approvato il nuovo statuto nazionale di Gaynet in seguito al quale Gaynet Romaha modificato la propria organizzazione come gruppo territoriale.
Un cambio di forma importante per una realtà associativa che contribuisce al movimento romano da ormai 8 anni.
Nell’ultima assemblea sono state sciolte tutte le cariche sociali e, di concerto con la segreteria nazionale, è stato individuato in Rosario Coco, che è già stato presidente fino al 2017, il nuovo referente del gruppo romano.
Gli si affianca Alessandro Paesano come responsabile per le attività didattiche e culturali.
Agli altri soci che ricoprivano cariche sociali, e che rimangono preziosi collaboratori della nostra associazione, va tutta la gratitudine di Gaynet e di Gaynet Roma per il lavoro fin qui svolto, in particolare a Titty Gaudio per il lavoro di presidenza svolto negli ultimi anni.
Gaynet Roma proseguirà la sua attività di supporto alla formazione sui temi LGBTIpromossa dal nazionale e indirizzata agli operatori e alle operatrici dell’informazione.
In particolare, data l’emergenza COVID 19, l’associazione riproporrà in forma digitale, anche come webinar, le risorse e gli approfondimenti sviluppati negli ultimi anni, con rinnovata attenzione agli aspetti divulgativi delle tematiche Lgbti, da indirizzare all’intera cittadinanza e non solo alle persone LGBTI, nell’ottica di raggiungere porzioni sempre più ampie dell’opinione pubblica.
Dopo aver ribadito il sostegno alla campagna Da’ Voce al Rispetto per la legge contro l’omo-lesbo-bi-transfobia e la misoginia, l’assemblea ha delineato alcune priorità di lavoro per il prossimo futuro, tra le quali sono emersi i temi della sessuofobia, delle nuove relazioni affettive, delle nuove identità, dell’informazione sessuale e sentimentale nelle scuole, della collaborazione con il mondo dellosport, della sensibilizzazione a un uso critico del web, di un’azione sempre più trasversale con i movimenti e le realtà che contrastano il razzismoe l’odio verso le donne.
La piena uguaglianza dei diritti persone LGBTI rimane ancora un obiettivo lontano.
Gaynet Roma ribadisce il proprio impegno sul piano culturale, concentrandosi sulla costruzione di competenze, sulla creazione di servizi per la collettività, LGBTI e non e sulla promozione di spazi per le attività delle associazioni del territorio.
Il 26 Aprile è la Giornata della visibilità lesbica, giornata importante per la visibilità e per ricordare il fatto che il lesbismo ha avuto una storia differente rispetto all’omosessualità maschile e ha anche una differente carica simbolica.
A cominciare dalla parola Lesbica, così poco pronunciata – Edda Billi dice che già alla seconda sillaba ti rimane in bocca e non riesci a finirla di dire – e che spesso, ahiloro, non piace alle stesse lesbiche.
Eppure lesbica rappresenta uno di quei percorsi politici di riappropriazione di una parola nata come insulto, che è stata impiegata in senso identitario e positivo.
La visibilità lesbica ha la sua importanza perché le lesbiche, come tutte le altre donne, nell’eterosistema patriarcale (e anche in certo immaginario erotico) sono viste in funzione degli uomini.
D’altronde, come cosa di donne, il lesbismo è sempre stato poco considerato dal patriarcato, scarsamente considerato a livello filosofico e culturale, come nel caso dell’Antica Grecia (dove si dava esclusiva importanza simbolica ai rapporti omosessuali maschili, in prevalenza pederastici) o era oggetto di scherno, come si vede in Giovenale e in altri esempi nell’Impero Romano (dove anche l’omosessualità maschile doveva seguire determinate regole).
Persino nei campi di concentramento nazisti le lesbiche non vengono annoverate tra le persone omosessuali (per cui i triangoli rosa vanno esclusivamente agli uomini), ma come persone asociali, cui vanno i triangoli neri, perché per il nazismo mentre un maschio omosessuale era traditore della patria e della maschilità una donna, anche se lesbica, poteva sempre rimanere incinta e quindi dare figli alla patria…
E ancora oggi se due ragazzi vanno al bagno insieme danno più nell’occhio che se lo fanno due ragazze…
Per questo l’importanza della visibilità lesbica va oltre l’orientamento sessuale della singola donna, per abbracciare una sororanza nella quale le donne si riconoscono come donne grazie al rapporto con altre donne e non più in funzione o ad uso del maschio. Edda Billi usa, in questo senso, il termine lesbicità.
La visibilità è il sancire l’esistenza, è sottolineare la dignità d’essere di qualcosa che è più facilmente oppressa se rimane nascosta.
Le femministe lesbiche, dicendo che il personale è politico a chi relegava l’essere lesbica all’ambito prettamente privato, hanno sancito l’importanza della visibilità non solo femminile ma lesbica, smontando l’idea della donna funzionale all’uomo, sottraendo il termine lesbica dall’accezione negativa a cui era relegato.
Bisogna anche ricordare sempre che l’accusa di ostentazione, con cui si vuole ridimensionare il portato politico della visibilità omosessuale, femminile quanto maschile, è negli occhi di chi guarda, di chi considera ostentazione, per esempio, anche solo un bacio dato in pubblico tra due ragazze e non quello tra un ragazzo e una ragazza. Se il primo dà più nell’occhio del secondo è proprio perché lo si vede di meno ed ecco che la visibilità si fa strumento di autoemancipazione e di liberazione per chiunque voglia sottrarsi all’eterosessismo.
Secondo i dati forniti dall’Istituto Superiore della Sanità in Italia le persone sieropositive sono tra le 125.000 e le 130.000. Tra queste tra le 12.000 e le 18.000 non hanno ancora scoperto la propria sieropositività.
Questo dato viene sottolineato dallo sloganConosci il tuo stato scelto per il World Aids Day 2018 (1 dicembre), un chiaro richiamo alla necessità di effettuare il test. In occasione della Giornata mondiale di lotta contro l’Aids il portale dell’Istituto Superiore della Sanità EpiCentro continua la collaborazione con l’Ufficio di informazione Onu per l’Italia attraverso un testo e due videomessaggi: Barbara Suligoi (Iss) fa il punto sull’epidemiologia di Hiv e Aids e Anna Maria Luzi (Iss) illustra le attività del Telefono verde Aids e Ist e del sito “Uniti contro l’Aids”
Il Telefono Verde Aids e Ist – 800-861061 dell’Uo Rcf dell’Iss anonimo e gratuito, disponibile in italiano e inglese, anche via Skype (nome utente: uniticontrolaids) e per le sole persone sorde anche via mail (tvalis@iss.it) sarà attivo dalle ore 10.00 alle ore 18.00.
E’ di questi giorni la pubblicazione dell’aggiornamento dei dati sulle nuove diagnosi da Hiv pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità.
Ricordiamo che in Italia la sorveglianza sulle nuove diagnosi di infezione da HIV istituita con Decreto Ministeriale nel 2008 ha raggiunto la copertura nazionale nel 2012.
Secondo i dati forniti dall’ISS (aggiornati al 31 maggio 2018), nel 2017 i casi di nuove diagnosi di HIV sono 3.443. Questo numero potrebbe aumentare in futuro a causa del ritardo di notifica
L’ incidenza (casi/popolazione) è di 5,7 nuovi casi ogni 100.000 residenti, molto vicina all’incidenza media dell’Unione Europea che è di 5,8 nuovi casi per 100.000 abitanti.
La maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono l’84,3% dei casi.
La trasmissione del virus è avvenuta tramite rapporti eterosessuali nel 45,8% dei casi (24,9% maschi e 20,9% femmine) e tramite rapporti tra maschi (MSM) nel 38%.
Il 76,2% delle nuove diagnosi dunque riguardano maschi.
Tra i maschi, la maggior parte delle nuove diagnosi HIV è in MSM(maschi che fanno sesso con maschi) mentre rimane costante il numero di donne con nuova diagnosi di HIV.
Come si vede questi dati riportano non già l’orientamento sessuale delle persone sieropositive ma il o la partner tramite cui si è contratto il virus.
L’età mediana è di 39 anni per i maschi e di 34 anni per le femmine. L’incidenza più alta è stata osservata tra le persone di età compresa tra i 25 e i 29 anni (15,9 nuovi casi ogni 100.000 residenti di età 25-29 anni). In questa fascia di età l’incidenza nei maschi è 22,8 e nelle femmine 8,8 per 100.000. In questa fascia di età l’incidenza non è cambiata nel tempo.
Purtroppo rimane immutato anche il numero altissimo, il 73,9%, di persone cui è stata diagnosticata l’infezione da HIV in AIDS conclamato (cioè all’insorgere dei sintomi dell’aids, dunque parecchio tempo dopo aver contratto il virus).
Persone cioè che pur avendo il virus da molto tempo non sapevano di averlo.
Dall’inizio dell’epidemia (1982) a oggi sono stati segnalati 69.734 casi di AIDS, di cui 44.814 deceduti fino al 2015.
Nel 2017 sono stati diagnosticati 690 nuovi casi di AIDSpari a un’incidenza di 1,1 nuovi casi per 100.000 residenti.
L’incidenza di AIDS è in lieve costante diminuzione negli ultimi quattro anni.
Se tra il 2012 e il 2015 il numero totale di casi di diagnosi di nuove infezioni è diminuita, dal 2015 a oggi il numero si è stabilizzato in tutte le modalità di trasmissione.
Come interpretare questi dati? Nessuna nuova buona nuova? Non proprio.
Che il numero costante di nuove diagnosi (l’83% delle quali per via sessuale non protetta) rimanga pressoché invariato negli ultimi 4 anni significa anche che lo Stato Italiano non riesce a fare una campagna di prevenzione efficace che rimane, insieme ai test e all’uso dei profilattico per ogni rapporto sessuale, il principale strumento di contrasto all’HIV.
L’ultima campagna del Ministero della salute, dello scorso anno (2017) che ha come testimonial Dario Vergassola e Giulia Michelini giocava su una morigeratezza dell’uso del profilattico (come dire pochi partner sessuali per abbassare il rischio) rientra ancora nell’alveo dello Stato etico che ti dice quanto sesso devi fare. Una campagna inaccettabile perché se anche voglio fare sesso con una caserma (di uomini o di donne poco importa) l’importante è usare il profilattico SEMPRE.
Questa campagna morigerata segue di CINQUE anni la campagna precedente (del 2012) ancora più ingessata dell’altra, che vedeva Raoul Bova come testimonial.